L’AGGIUSTACUORI di Gabriel Pacheco e Arturo Abad (focus)
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vedi libro: https://www.libri.it/laggiustacuori Mattia svolge un mestiere insolito: l’aggiustacuori. Nel suo laboratorio, infatti, non aggiusta scarpe né ombrelli, ma ripara cuori spezzati. Questa occupazione non ha nulla a che vedere con quella di un cardiologo: con una stufa a legna Mattia riscalda i cuori gelidi, con un ago d’argento cuce quelli infranti e “con pinze intrise d’oblio regola l’ora di chi è rimasto indietro perché non si rattristi sui ricordi del passato”. Poi, al calar delle tenebre, quando tutti vanno a dormire, resta ancora sveglio a lavorare perché ha un segreto: notte dopo notte questo insolito artigiano costruisce cuori – fatti di marzapane, di porcellana, di cristallo – per la sua amata Beatrice, che un cuore non ce l’ha. Ogni anno, quando arriva la primavera, Mattia attraversa il bosco e risale il sentiero fino alla casa sulla montagna, dove vive Beatrice, per offrirle un nuovo cuore. E ogni primavera l’algida fanciulla lo liquida senza uno sguardo, accogliendo il regalo con indifferenza per poi dimenticarlo su una mensola. Così, ogni primavera Mattia torna a casa sconsolato, ma non si dà per vinto e continua imperterrito a fabbricare regali per la sua Beatrice, nascondendo all’interno di ciascuno un pezzettino del proprio cuore, che di anno in anno si rimpicciolisce sempre di più… L’aggiustacuori è il primo racconto pubblicato dallo spagnolo Arturo Abad, scrittore e narratore orale molto attivo nell’ambito della letteratura per ragazzi. Nel 2016 il libro è diventato un cortometraggio animato dal titolo Taller de corazones, lo stesso del racconto originale, per la regia del messicano León Fernández. La storia ripropone in chiave moderna il tema classico dell’amore cortese e il celebre topos della “belle dame sans merci”, la donna bella e senza pietà per il cui amore l’uomo si consuma fino alla morte. Questo personaggio ormai archetipico appare per la prima volta in un poemetto francese di Alain Chartier (La belle Dame sans mercy, 1424), per poi ricomparire nei versi di John Keats (La Belle Dame sans Merci, 1819) e approdare attraverso mille reincarnazioni fino ai giorni nostri, contaminando anche pezzi di cantautori italiani come Angelo Branduardi (La bella dama senza pietà, riscrittura della ballata di Keats) e Fabrizio De André (la straziante Ballata dell’amore cieco). Tuttavia, pur senza cedere alla tentazione di un lieto fine classico, Abad risparmia la vita del protagonista, che riesce a sua insaputa ad aprire una breccia nella gelida noncuranza di Beatrice: difatti, sarà proprio la paura di perdere per sempre il suo devotissimo corteggiatore a risvegliare la capacità di amare nell’animo schivo della ragazza. Questa storia tenera e struggente prende vita nelle illustrazioni oniriche dell’artista messicano Gabriel Pacheco, che completano la narrazione creando un vero e proprio dialogo tra testo e immagini. Le tavole sono dominate da due colori indissociabili dal cuore: il rosso del sangue e il blu delle vene. “Dicono che il nostro cuore misuri quanto il nostro pugno. Se è così, quello degli innamorati è una mano aperta da cui prende il volo la vita” dice Pacheco, che vede i due protagonisti come “due opposti che si seguono all’infinito”. Le figure eleganti e quasi diafane di Mattia e Beatrice si stagliano con una plasticità a tratti teatrale su magnifici sfondi minimalisti, creando l’impressione di un collage. Pacheco non teme gli spazi vuoti, che al contrario sfrutta per far risaltare i colori vibranti delle tavole e i pochi elementi scelti che sembrano galleggiare sulla loro superficie: dagli scarni dettagli delle abitazioni dei protagonisti, spesso suggerite appena tramite le sagome delle porte e le aperture delle finestre, all’esplosione di colori degli alberi in primavera, che sfoggiano chiome variopinte e tronchi decorati da un patchwork di motivi floreali.. continua Mirta Cimmino
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