LA STANZA di Lorenzo Mattotti (focus)
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vedi libro: https://www.libri.it/la-stanza Un piccolo albo di dieci centimetri per ventuno. L’esatta riproduzione di un quaderno di semplici schizzi a matita. Solo un uomo e una donna e il muto dialogo dei loro corpi. Nessuna storia, in apparenza. Oppure la storia universale dell’amore. Che si riassume nel momento in cui si è soli, a tu per tu, ciascuno immerso, perduto nell’altro. In una vicendevole, lentissima scoperta. Nel “non luogo” in cui si trovano gli amanti il tempo e lo spazio non contano: si percepisce la presenza solida di un letto su cui poggiano i corpi, a volte affiorano elementi privi di qualsiasi caratterizzazione, stilizzati, come le geometrie delle pareti, un rettangolo che potrebbe essere una finestra, il cuscino, la testiera del letto. Di questa stanza indefinita si scorge, e più spesso si intuisce, solo la ristretta porzione immediatamente circostante i due corpi, isolati dalla stretta inquadratura creata dal formato orizzontale delle pagine. Il perimetro del foglio taglia fuori lo spazio fisico ma esclude anche il tempo, è un rifugio che protegge i due amanti mettendoli al riparo dalla realtà, da tutto il resto della loro vita, sospendendoli in un infinito presente in cui esistono solo l’uno per l’altra. Potrebbero essere due giovani che scoprono il sesso per la prima volta, avvicinandosi con circospezione, indugiando su ogni minimo gesto per assaporarne la novità e la sorpresa. Oppure due amanti che hanno finalmente trovato la possibilità di concretizzare un incontro clandestino tanto atteso e vi si abbandonano completamente. Potrebbe trattarsi di un ultimo appuntamento, che si vorrebbe non finisse mai perché si è consapevoli che non sarà più possibile ritrovare la stessa intimità. O ancora un amore rivissuto nel ricordo o soltanto immaginato per trovare un conforto alla propria solitudine. In definitiva, sembra che qui Mattotti abbia voluto distillare l’essenza stessa dell’amore, perché chiunque possa rispecchiarvisi. A tal fine ha lavorato per sottrazione, non solo riducendo all’osso i dettagli di ciascuna tavola ma rinunciando anche al colore. Il medesimo tema dei due amanti verrà ripreso anche in Stanze e Nell’acqua ma i due lavori successivi potranno contare sugli effetti cromatici e sulle variazioni tecnico-stilistiche con funzione espressiva, mentre qui a variare sono solo il tratto della matita, da marcato a leggerissimo, che determina gli effetti di chiaroscuro e la plasticità dei volumi, nonché le proporzioni tra pieni e vuoti, con una decisa prevalenza di questi ultimi. In un’atmosfera satura di dolcezza e desiderio, l’uomo e la donna si scambiano baci e carezze, si avvicinano e si allontanano, si fermano a guardarsi negli occhi e a parlarsi lasciandoci immaginare le loro parole, si sfiorano appena e poi tornano a stringersi. Ciascuno studia l’altro per tentare di capire cosa pensi, cosa provi e attraverso i gesti ricostruiamo l’avvicendarsi delle loro sensazioni, l’eccitazione, la foga, la quiete dopo la passione, e ancora la tenerezza, la riflessione, il dubbio, l’affacciarsi di una sottile angoscia, forse la paura di perdersi. Gli amanti non appaiono mai completamente nudi e solo di rado si intravedono le parti intime del corpo femminile, a suggerire che è il lento svelarsi del corpo a nutrire il desiderio. Lo sguardo con cui siamo portati a identificarci è quello maschile, non tanto perché sappiamo che è un uomo l’autore del libro quanto perché si indugia maggiormente sulla nudità femminile e alla fine, nelle ultime due tavole, è l’uomo a rimanere solo. Nella penultima immagine, lo vediamo dormire rannicchiato, mentre la donna è seduta sul bordo del letto, tagliata fuori dai margini del foglio. Di lei si scorge solo una porzione della schiena voltata, con un lembo di pelle scoperto nell’atto di chinarsi per rivestirsi. Si è creata una distanza tra gli amanti e la separazione avviene senza un saluto, finché nell’ultimo disegno il corpo dell’uomo appare... continua Francesca Del Moro
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